La panchina è un oggetto di uso quotidiano tanto quanto una struttura di accoglienza. Per le persone senzatetto essa diviene una riduzione essenziale di una casa, di un tavolo, di un letto; offre a chiunque l'opportunità di stabilirsi durante il proprio passaggio. Ed è attraverso le panchine e gli oggetti delle persone che le hanno abitate, che si rivede nel nostro lavoro l'importanza della sosta quanto del viaggio.

Abbiamo deciso di ripercorrere il tragitto che quotidianamente attraversiamo in treno da Brescia a Bergamo, per frequentare l'Accademia Carrara. Il percorso che unisce la nostra città a quella bergamasca è caratterizzato da 12 stazioni ferroviarie, ognuna delle quali munite di una o più panchine: abitate da diverse persone, tutto l'anno. Focalizzandosi su questi non-luoghi, le stazioni ferroviarie, si viene incontro al complesso ecosistema in cui si incontrano le più disparate classi sociali fino all'ultima della ultime, quella dei senzatetto. Ci si rende conto della condizione di continuo viaggio che un hobo deve vivere, tramite gli incontri e le continue tracce che sulla strada rimangono abbandonate, permanenti nel tempo.

L'installazione del nostro lavoro prevede la diretta attivazione audiovisiva dei 12 marker, uno per stazione, mediante i quali è possibile rivivere un frammento di vita di ogni panchina scelta e la testimonianza che essa ci riporta tramite gli oggetti che sono appartenuti alle persone passate di lì.
Inoltre abbiamo voluto ricreare fisicamente il percorso dei binari da Brescia fino a Bergamo lavorando su due cartine topografiche diverse, unite dall'unico percorso. Ad ogni stazione segnata sulla mappa si dirama un filo che unisce il luogo geografico all'oggetto reale che, dapprima manifestato solo digitalmente tramite video, si mostra nella realtà museale ed effettiva come a continuare il suo viaggio da spazio a spazio.

Martina Cristini - Giacomo D'Anna