Un ometto, è una semplice costruzione artificiale che consiste nell'impilare uno sopra l'altro, generalmente per motivi statici e secondo uno schema piramidale, pietre di dimensioni differenti. Il risultato ottenuto assume di solito una forma vagamente antropomorfa, da qui il nome "ometto". In montagna, gli ometti di pietra sono utilizzati per indicare dei sentieri esplorati solo dagli escursionisti che hanno deciso di uscire dai percorsi tracciati per esplorare un ambiente sconosciuto, accompagnati solo da se stessi e dal proprio istinto. L'ometto è quindi un segno lasciato da queste persone per guidare chi come loro non vuole seguire una strada sicura e ripercorsa da molti, ma che invece preferisce intraprendere una via più difficoltosa e imprevedibile, che però lascia la libertà a chi la percorre di proseguire scegliendo dove fare il prossimo passo. La struttura dell'ometto richiama inoltre quella di monumenti in pietra quali i Menhir, risalenti anche al IV millennio a.C., e utilizzati da gruppi di nomadi erranti come punti di riferimento. I Menhir sono infatti la prova che l'uomo ha da sempre avuto la necessità di vagare, di esplorare cercando di lasciare traccia dei propri sforzi così che altri possano imitarli.

Con questo progetto, vorrei rappresentare l'idea di vagabondaggio che ha portato l'uomo ad esplorare le parti più remote e inaccessibili della natura, intraprendendo viaggi senza una meta precisa e spesso senza nemmeno una possibilità di ritorno, ma creando così un legame tra le persone che ha permesso all'uomo di avanzare nel tempo.

Ho prodotto un lavoro audiovisivo traendo ispirazione dal film "Le otto montagne", che ha come soggetto il legame tra due escursionisti isolati nel paesaggio montano.

Mirco Dellegrazie